antonella cilento

Una lunga notte: la critica

Ecco cosa dovrebbe essere uno scrittore. Un sosia di quel mendicante, che, nella Napoli secentesca, invece di dare informazioni al forestiero, nonostante l'elemosina, narra una storia. (...) Dovrebbe lo scrittore, non ragionare su di sé o su di sé artefice di parole, ma, semplicemente, affabulare, modellando caratteri, atmosfere, umori, incantando. Antonella Cilento è così, un felice incontro lungo la strada della letteratura.

Bruno Quaranta, Tuttolibri / La Stampa

Cilento vuole innanzitutto raccontare. Le interessa mandare avanti la sua storia, imprimendole i ritmi giusti. Le difficoltà e le complicazioni di chi, ad esempio, ha attraversato gli anni settanta, le sono quasi del tutto estranee. A prevalere è una dimensione teatrale, tanto che alla fine di ognuna delle quattro parti di cui è composto il romanzo, si ha la sensazione che si chiuda un sipario. Espressivamente, in questa giovane autrice, sembrano convivere due anime, una più visibile e l'altra più segreta. La prima - tutta letteraria - è quella che può essere fatta risalire a scrittori come Gesualdo Bufalino (in Una lunga notte c'è un'eco delle Menzogne della notte) e a Paola Capriolo. La seconda - più esistenziale - proviene dal vissuto ("Il dolore è come la cera dentro di noi, poco alla volta consuma", si sente dire nel libro), ed è su questa strada che deve essere avvenuto l'incontro da studiosa con Tondelli. Le due anime possono far crocicchio nel nome di Anna Maria Ortese.

Silvio Perrella, L'Indice

Dev'essere perché attraverso l'arte si riesce a dire meglio delle profondità dell'animo umano e in fondo non c'è altro specchio più impietoso della realtà che quello dell'invenzione, ma i protagonisti delle storie di Antonella Cilento hanno sempre un forte riferimento con il genio creativo (...) Una prova importante, superata con successo, che regala alla letteratura d'oggi una scrittrice autentica.

Generoso Picone, Il Mattino

La biografia romanzata, con svolgimenti anche surrealistici, del ceroplasta siracusano, che è all'origine del genere splatter italiano. Lo stile barocco, ironico e ricco di suggestioni di una scrittrice sorprendente.

Nicola Adragna, Stilos

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